Mombello, una visita sognata da tempo.
Uno dei luoghi urbex maggiormente visitato da chi è spesso alla ricerca del brivido, di entità paranomali, di ricordi emozionali..
Un’area ben conosciuta di 40000 metri quadrati, in cui dalla sua nascita nel 1872 ospitò 3500 persone, compresi i bambini e le bambine (di cui quest’ultime, si dice vennero abusate dagli stessi infermieri). Gli “ospiti ” (come vengono ora da noi etichettati, in seguito alla chiusura dei manicomi nel 1978), verso i primi del 900 a Mombello erano suddivisi in categorie: “agitati, lavoratori, persone socialmente pericolose, tranquilli”, lasciate in mezzo alla sporcizia, al degrado , all’abuso di ogni genere.
Il manicomio era una vera e propria città dentro Limbiate, circoscritta solo da un muro alto 3 metri. Un muro che se 40 anni fa’ aveva lo scopo di dividere le perone sane da quelle alienate, ora con il suo portone scardinato , a tratti inesistente, invita chiunque ad accedervi..
Un microcosmo fatto di storie raccontate , dimenticate, che, per chi lo ha vissuto, ancora rimane indelebile, intriso nella memoria, una sorta di dolore costante che vale la pena di conservare e comprendere.. una città in cui al suo interno fino agli anni ’90”, erano presenti un panificio, varie strutture, tra le quali : uffici amministrativi, lavanderia e teatro ed una piccola ferrovia per trasportare le merci .
Per 25 anni venne stampata la Gazzetta ufficiale del manicomio.
Arriviamo Bruno ed Io in una mattinata di ottobre..
Una visita sognata da tempo, una volontà di ricerca di sensazioni, di desiderio di ridar voce, tramite le fotografie al manicomio, alla sua storia e a ciò che ad oggi ne rimane.. Chi veniva rinchiuso a Mombello in certi casi riusciva a scappare, ora alzando gli occhi all’ingresso stesso della struttura, spuntano qua e la magliette stese su improvvisati ripiani di appoggio, calzini, jeans.. come se Mombello avesse acquisito un’altra identità, un’ubicazione nuova, un’area in cui tutti gli uffici precedentemente adibiti alle funzioni amministrative, fossero diventati zone di spaccio, aree per dormire, per viverci. I nuovi “alienati”, che adattandosi alle loro “ambite” abitazioni, danno vita ad una nuova forma di degrado, sporcizia, spaccio, furti ( e topi..).
I Topi, quest’ultimi ospiti non cosi silenziosi, costantemente presenti e che si divincolano tra i vari sacchi dell’immondizia gettati ovunque all’interno dei vari padiglioni..
Giriamo alla ricerca delle entità tanto millantate in internet, ma ciò che è ben chiaro e che come in tutti i luoghi abbandonati quei LETTI bruciati, i vetri spaccati, le voci lontane i tetti che inevitabilmente crollano, i muri scrostati, sono costanti che oramai caratterizzano ogni luogo dimenticato. Cerchiamo di ritrovare qualche cartella clinica, un ricordo di chi si è smarrito nel lungo percorso della vita, ma i vari incendi al loro interno non ci permettono di raccogliere altre informazioni.
Ambra e Bruno nel viaggio – SCD Team
20 ottobre 2023